Fin qui niente di strano, direte voi.
I problemi cominciano quando uno ha la balzana idea di cercare di riscuotere l'assegno in questione. La prima volta mi è stato detto da un simpatico impiegato che non potevano cambiarmelo perchè non ero "persona nota".
Gli ho chiesto che telefonasse in agenzia per una verifica e mi ha risposto che "non fanno questo servizio". E' stato inutile cercare di fargli capire che era il mio stipendio e che anche i mesi successivi avrei avuto lo stesso problema. La cosa più furba che mi ha saputo dire è stata di farmelo pagare in contanti.
Questo mese, memore della precedente esperienza, mi presento deciso con il mio assegno da 1.746.000 lire. Solita scena, io cortesemente mi impunto e faccio presente all'ammasso di proteine che sta dietro il vetro che la legge è dalla mia parte, che sono tenuti a pagarmelo e che sono disposto a chiamare la polizia per far valere i miei diritti.
Attimo di smarrimento negli occhi del contabile che ne esce brillantemente chiamando un collega. Medesima scena, anzi peggio. Io non sono persona nota, e i miei documenti non li vuole nemmeno vedere.
- Va bene, se l'assegno non è pagabile me lo scriva che lo faccio protestare. Poi ve la vedete voi col vostro cliente.
- No, l'assegno è coperto. Non glielo paghiamo perchè non la conosciamo.
Alla fine troviamo un compromesso. Se mi presento accompagnato da un pubblico ufficiale che mi identifica, la banca è sollevata da ogni responsabilità e mi può liquidare. Faccio presente che secondo Lanfranco Albani che ha lavorato a lungo in banca, il cassiere in quel momento è un pubblico ufficiale, e che comunque farmi pagare un assegno dalla banca che lo ha emesso è un mio diritto.
Faccio altresì notare che non ho mai detto di essere giornalista, molto probabilmente avrei subito ottenuto le scuse ed i miei soldi (" ma naturalmente, uno spiacevole equivoco, ma poteva dirlo subito, ... " ) ma sono cose che odio fare.
Esco, aspetto che passi qualcuno in divisa e dopo un quarto d'ora riesco a fermare un'autoradio dei vigili di passaggio.
- Io non posso garantire per lei - mi dice il vigile, - non la conosco.
- Lo so che non mi conosce. Lei mi deve solo identificare attraverso un documento, fa parte del suo lavoro.
Sempre perplesso chiede consiglio alla centrale, mentre un tram fermo dietro di lui attende pazientemente.
- Va bene, aspetti qui che le hanno inviato una pattuglia.
La pattuglia che arriva è un uomo in bicicletta, (Vigile Veronelli, matr. 1523) del resto più che sufficiente per quel che deve fare. Si fa rispiegare meglio da me il problema e mi espone il suo punto di vista.
- I casi sono due: o lei è sprovvisto di documento valido, ed io posso solo accompagnarla in questura per farla fotosegnalare, o lei il documento ce l'ha e vale per me quanto per gli impiegati della banca.
- Lo so anch'io, ma sembra che la dentro non la pensino allo stesso modo. - Forse i processi logici dei bancari sono differenti da quelli degli umani, oppure le banche emanano un campo di radiazioni che diminuisce la validità dei documenti, ma questo non l'ho detto.
Espressione sempre più perplessa, comunque il vigile mi segue, o almeno cerca di farlo visto che il metaldetector non lo lascia entrare.
BEEP! BEEP! PERICOLO! SEGNALATO INTRUSO ARMATO NEL COMPARTO B. BEEP! BEEP! ATTIVATE PROCEDURE D'EMERGENZA. BEEP! BEEP! IL COMPARTO SI DISTRUGGERA' ENTRO 5 MINUTI. BEEP! BEEP! PERICOLO! SEGN...
Altro attimo di panico dell'impiegato quando si rende conto che sono davvero tornato con un tutore dell'ordine. Rapido scambio di battute a tre per mettere il vigile al corrente, che chiede i documenti al bancario.
- I miei documenti? - chiede, allibito per tanta audacia.
- Eh, sì. E' uno scambio di generalità. Il signore (sarei io) oltretutto si riserva di procedere legalmente contro la vostra banca.
- Ah, io i miei documenti non glieli posso dare. (?) Un attimo che sento quelli dell'ufficio legale (A Parma).
Le linee sono ovviamente intasate, e non sapremo mai cosa avrebbe detto l'ufficio legale. Abbiamo però il parere del vicedirettore Restelli.
Esattamente lo stesso dei suoi gregari. Loro non cambiano gli assegni a persone non note, però si allontana per cercare di contattare telefonicamente Stefano Guatelli, il titolare della mia agenzia che ha emesso l'assegno. Gli dico che Guatelli mi aveva detto di fare il nome della signora Cattaneo, ma nemmeno questo è sufficiente.
- Adesso che sono venuto con un vigile,- chiedo all'impiegato di prima - sono considerato persona nota, o il mese prossimo devo tornare accompagnato dai carabinieri?
- No, lei deve capire, abbiamo una circolare che dice di non pagare a chi non è persona nota (già sentita) ecc...
- Io capisco benissimo il suo punto di vista, ma le vostre circolari interne non hanno alcun valore legale. La legge dice che questo assegno è pagabile a vista a Marco Bini. Lei mi vede? E' convinto che io sia Marco Bini, adesso?
- No, vede, la legge dice che noi dobbiamo adottare tutte le cautele per garantirci contro le frodi, non possiamo correre rischi inutili altrimenti l'assicurazione non ci paga...
Torna il simpatico vicedirettore che con un sorriso da squalo mi dice che non mi paga perchè lui è sì convinto che io sia Marco Bini, nato a Milano il 6 novembre 1959 ecc..., ma non avendo potuto farsi dare una mia descrizione da chi lo ha emesso, non ha alcuna garanzia che io sia lo stesso Marco Bini a cui è intestato l'assegno. Paradossalmente se fosse stato al portatore avrei potuto incassarlo secondo il suo ragionamento.
- Ma - e questa è la finezza - se lei volesse diventare cliente di questa banca, diventerebbe persona nota, e non avrebbe di questi problemi...
Non ho parole. (In realtà le avrei, ma è meglio sorvolare...).
Quando esco sono le quattro meno venti e la mia banca, che non è propriamente vicina, chiude tra cinque minuti. In pratica son dovuto partire per Bologna senza una lira, e non ho ancora potuto, non dico incassarlo, ma nemmeno versarlo. Grazie a Dio avevo già il biglietto del treno. La narrazione della mia disavventura è stata trovata esilarante dai miei occasionali compagni di viaggio, ed in particolare Paolo Sinigaglia ha deciso che in calce alle sue fatture apporrà la scritta "non si accettano assegni della Cassa di Risparmio di Parma".